Una ricerca dell'Università di Navarra e della Technische Universität, diretta dalla dottoressa Jimena Bravo e pubblicata dal "Journal of Agricultural and Food Chemistry
Più abbondanti che nella tazzina. E, più che la miscela, conta la preparazione
l caffè, due volte valido. Non solo la parte che si beve fornisce alti livelli di antiossidanti, ma la stessa cosa succede coi fondi.
A dirlo, una ricerca dell'Università di Navarra (Pamplona, Spagna) e della Technische Universität (Berlino, Germania) diretta dalla dottoressa Jimena Bravo e pubblicata dal "Journal of Agricultural and Food Chemistry".
Gli esperti hanno iniziato il lavoro ipotizzando come la quantità di antiossidanti fosse determinata da due fattori: il tipo di miscela, ma anche il metodo di preparazione.
Per verificare, hanno lavorato su due tipi di caffè, Arabica e Robusta, in diverse condizioni: espresso tradizionale, infuso, moka o cialde. In base ai controlli, solo la moka riduceva gli antiossidanti a livelli più che trascurabili. Negli altri casi, gli antiossidanti andavano dall 59,2% al 102% rispetto al caffè da bere.
Riguardo poi al tipo delle molecole, Bravo e colleghi parlano di acidi caffeilchinici da 4 a 7 volte maggiori che nella bevanda preparata, circa 6,22-13,24 milligrammi per grammo di fondo. Il più diffuso era l'acido dicaffeilchinico, presente in concentrazioni di 3,31-5,79 milligrammi per grammo di fondi del caffè.
Come ricorda il capo-ricercatore, ogni giorno nel mondo si producono 20 milioni di tonnellate di fondi di caffè, in particolare cialde esauste o scarti di macchine casalinghe o non. In base al lavoro svolto, questi fondi potrebbero diventare miniera di sostanze preziose e, nel contempo, ridurre la quantità di rifiuti.
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